Come leggere le etichette dei cibi?

etichette cibi

Questo post vuole essere una mini guida alla lettura delle etichette.

 

L’etichetta deve rispettare alcuni requisiti di legge per fornire al consumatore uno strumento per compiere la scelta al momento dell’acquisto.

Il problema è che molti di noi leggono l’etichetta, ma non sanno interpretarla.

 

Zucchero, olio di palma, margarina: sono i tre ingredienti a lungo discussi dai consumatori, per alcuni diventati vere e proprie fobie.

Limitarli nella spesa quotidiana è un bene. Ma la lettura dell’etichetta non deve limitarsi all’individuare l’ingrediente ed evitarlo, ma va letta nel suo complesso per scegliere responsabilmente.

 

In parole povere, l’etichetta è la carta d’identità del prodotto, va vista nella sua interezza e valutata.

 

Alcune indicazioni i produttori sono tenuti a metterle per legge.  A regolare le diciture sulle etichette è il regolamento europeo 1169/2011.

 

Un’etichetta oltre a essere facilmente leggibile, deve riportare tutti gli ingredienti, elencandoli in ordine decrescente di peso, partendo da quello più abbondante.  Lo sapevate?

 

Questo ci fa capire che se su un prodotto trovate nelle prime posizioni dell’elenco sale, zucchero e grassi è bene ridurne il consumo.

 

Attualmente la tabella nutrizionale è facoltativa, ma da dicembre di quest’anno diverrà obbligatoria. Qui si trovano i dati relativi al valore energetico e al suo contenuto in carboidrati, grassi, zuccheri, proteine e sale.

 

 

Se notate qualche irregolarità sulle etichette alimentari rivolgetevi al dipartimento di prevenzione medico e veterinario dell’Asl.

 

 

Privilegiate sempre prodotti che riportano massimo sei ingredienti e che non presentano sigle strane, di solito indice di additivi presenti nel prodotto.

 

L’industria alimentare utilizza sostanze identificate con la lettera E seguita da numeri. Queste sigle indicano coloranti (da E100 a E199), conservanti (da E200 a E299), antiossidanti (da E300 a E322), correttori di acidità (da E325 a E385), stabilizzanti, emulsionanti e addensanti (da E400 a E495). Questi ingredienti andrebbero evitati e invece in media ne consumiamo cinque kg l’anno.

 

 

La data di scadenza è un altro elemento obbligatorio. Va fatta distinzione tra “da consumare entro il” segnale che da quella data il prodotto diventa deperibile e costituire un rischio per chi lo consuma, e “da consumarsi preferibilmente il” che segnala che il prodotto può comunque essere consumato, ma che il produttore non garantisce le caratteristiche di gusto, odore e colore.

 

 

Per concludere, ricordate che la dicitura “fatto in Italia” non necessariamente vuol dire che le materie utilizzate per creare il prodotto siano italiane, ma possono essere di provenienza estera e quindi ciò che mangerete è fatto non solo con materie prime italiane. Per il momento questo è permesso dalla legge.

 

Gli alimenti biologici, invece, devono riportare:

–          Il codice dell’autorità di controllo

–          Una foglia con 12 stelle bianche su sfondo verde (il logo comunitario)

–          L’indicazione di dove sono state coltivate le materie prime agricole

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